Il graffitismo fiorentino nero su bianco – Parte I

Il graffitismo fiorentino nero su
bianco – Parte I

di Tommaso Dorowin e Asia Neri.
Con il contributo di Zero-T e Kein.

Metropolitani in Santa Maria Novella

Quando leggiamo la storia del writing newyorkese e di come questa cultura si sia diffusa in altre regioni si parla sempre delle grandi città del nord Europa. Per quanto riguarda lo scenario del graffitismo italiano, sono stati pubblicati numerosi libri, articoli, magazine e documentari che ci introducono alle scene underground più note a livello nazionale e al ruolo dei grandi protagonisti, senza mai approfondire quanto la città di Firenze sia stata rilevante nell’aver favorito lo sviluppo di questo fenomeno. Un dato di fatto accreditato da Chob e Gec, noti writers bolognesi, nonché ideatori del format Piede di porco: nella sesta puntata del loro video-podcast hanno approfondito le origini e gli sviluppi del writing fiorentino, puntando per la prima volta i riflettori sulla rilevanza artistica dei suoi protagonisti. Chob e Gec dimostrano come le firme della prima stagione del graffitismo fiorentino abbiano lasciato un’impronta indelebile, non soltanto per le generazioni immediatamente successive ma anche per le scene che tutt’ora abitano il tessuto urbano. Ma esiste un contenuto scritto che ripercorra le prime tappe, le leggende e le esperienze di questo contesto? Questo articolo si propone come primo testo, fermato nero su bianco, con lo scopo di documentare il fermento culturale di una città italiana che, ancora oggi, continua a esercitare un’influenza decisiva per lo sviluppo di un movimento su scala nazionale, e non solo.

La prima generazione, 1985-1995

La storia del graffitismo italiano inizia circa trentacinque anni fa, proprio qui, a Firenze. Paolo Zero-T è un diciassettenne di Poggibonsi che frequenta un corso di studi in graphic design; la sua postura curiosa lo porta a intuire il progressivo affermarsi di una sub-cultura, quella del writing newyorkese. Zero-T si innamora dell’energia dell’hip hop e del suo primo beat in ‘Buffalo gal’ di Malcom Mc Laren, con Dondi e i breaker della Rock Steady Crew. Il video musicale di questo pezzo è la prima testimonianza unitaria delle cinque discipline dell’hip hop; due minuti di rivelazione e, al contempo, di grossi (s)punti interrogativi. Tra indizi e domande, Zero-T riesce a captare ciò che stava accadendo già da tempo nella Grande Mela, aiutato anche da film/documentari come ‘Wild Style’ e ‘Beat Street’. Mentre il fenomeno italiano del writing era ancora nel dormiveglia, una curatrice visionaria creava un precedente determinante per questo nascente fenomeno.

È il 1984 e Francesca Alinovi porta in Italia i principali esponenti del writing newyorkese in una mostra itinerante: ‘Arte di frontiera. New York Graffiti’ è l’iniziativa culturale che inaugura la prima stagione del graffitismo italiano. Esattamente un anno dopo, Paolo Zero-T disegna la sua prima tag e inizia a farsi conoscere, introducendosi nelle scene europee già fortemente identificate. Tra le capitali europee, una delle scene maggiori è quella di Monaco, città in cui il giovane Dayaki (aka DeeMo) incontra Zebster, figura pionieristica per il graffitismo tanto in Germania quanto in Europa. “In Italy, Zero-T” suggerisce quest’ultimo al writer bolognese. Qualche tempo dopo, più precisamente nel 1989, DeeMo e Zero-T fondano insieme la CMC – Colors Melodies Combo, una delle prime crew italiane. I due si conoscono, dunque, grazie a una buffa, quasi assurda, combinazione di eventi; una storia che si ripete nell’incontro fortuito con Torrick ‘Toxic’ Ablack in Toscana.

Fin dagli anni ’80, Toxic vene riconosciuto come esponente di rilievo per la scena artistica di New York e per il movimento del graffitismo, consacrando il suo nome con l’ingresso nell’iconica crew newyorkese composta da Rammellezee ed A One. Grazie a queste nuove conoscenze e alla continua esperienza negli ambienti underground, Zero-T evolve nello stile e nella tecnica con dinamicità. E su Firenze non è più da solo. Un giovane fiorentino di tredici anni copia ingenuamente uno dei suoi disegni su una cabina telefonica: nasce così, da un malinteso, la storica amicizia di Zero-T con JC, il suo partner in crime.

Allo studio del lettering unisce il figurativo, dando vita ai suoi noti characters che raccontano le diverse discipline dell’hip hop, con i loro personaggi iconici e un codice di stile inconfondibile. L’attire dei suoi mugsies ispira il mondo della moda, in particolare i brand di abbigliamento underground. Nel 1989, l’incontro tra Paolo Zero-T e Luca Benini, fondatore di Slam Jam, è cruciale per la successiva interazione tra le pratiche del writing e l’abbigliamento underground.  Lestetica di Zero-T e la visione di Luca Benini arrivano a Pitti Uomo; tra gli stand di abbigliamento classico si affaccia una nuova proposta, quella di Slam jam con le icone dello street wear internazionale. È la prima volta in assoluto che la fiera del capoluogo toscano ospita uno stand di abbigliamento underground: Slam Jam si rivela pioniere di questa inedita connection, divenendo uno dei leader mondiali della street culture. Gli organizzatori della rassegna di moda apprezzano la loro attitude e la ricercano: dopo qualche anno, Pitti Uomo apre un intero padiglione dedicato allo street style. Nel frattempo in Italia tornano i king newyorkesi, richiamati da marchi facoltosi per nuove collaborazioni, tra cui il brand di Enrico Coveri a Firenze.

Zero-T continua dunque a intessere relazioni e scambi. Dopo aver girato tra Londra e Parigi, nel 1993 arriva a New York, conosce i suoi idoli, si fa conoscere e apprezzare da loro, avviando nuovi rapporti di amicizia e di interesse artistico che culminano con il suo ingresso nella storica Rock Steady Crew. La rilevanza di Pitti Immagine per la scena del graffitismo viene compresa anche da Dork (Smart), altro grande nome della scena italiana a cavallo tra la prima e la seconda generazione di writer che si cimenta con la propria tag sui muri e, soprattutto, sui lungo linea ferroviari. Ed eccoci alla seconda generazione del graffitismo italiano.

Mag al CPA, dall'archivio fotografico del Texas

Intermezzo – Da piccola realtà a graff-hub internazionale

Firenze è il ponte diretto tra la scena underground europea e quella statunitense. Paolo Zero-T mette le prime radici sul tessuto fiorentino ma il suo lifestyle nomade lo porta spesso nella Grande Mela, alimentando lo scambio tra Firenze, Bologna e New York. L’opportunità di respirare l’aria di New York rappresenta per Zero-T un contatto diretto con la subcultura, realizzando così il suo sogno nel cassetto: interagire e condividere con i propri idoli nuove esperienze.

Sono i primi anni ’90 e girando in città si notano nuove firme: qualcosa si sta muovendo? Non più soltanto writers provenienti dalla scena hip-hop; si affacciano al graffitismo anche gli skater, in particolare i frequentatori dei centri sociali: nella sala breakdance del CPA si può trovare Wave, al Ex Emerson c’è Squamino e così via. Ma c’è un nuovo giro di skaters che accelera la diffusione delle scritte per le strade, che moltiplica le murate in linea e che inaugura le prime hall of fame della città. Dork (Smart), Chero (Bees) e Cura (Guim) sono i pionieri della seconda generazione del writing fiorentino, insieme all’immancabile Ens che si unisce poco tempo dopo. Ens e Dork fondano una delle più importanti crew italiane di quel periodo, insieme ai milanesi DustChiefDuke1Etnik e Polo di Napoli. Si fanno chiamare gli FTR. Per lo sviluppo della scena fiorentina e toscana, fondamentali furono i viaggi negli Stati Uniti: Dork vola a NY, Chero si trasferisce per un periodo a San Francisco e, quando tornano in città, portano con loro le storie e le esperienze oltreoceano.

Le strade e i treni di Firenze si affermano come prima finestra italiana dal respiro internazionale e, in particolare, lo spot di via Boito – in prossimità della linea ferroviaria – diviene il covo fiorentino in cui si stratificano i nomi più incredibili del writing mondiale e dove nascono le prime jam. Il giardinetto di via Boito si trova in prossimità della linea ferroviaria e il treno merci in disuso diviene uno degli spot principali: Lesson 1, Choose Your Weapon, Elements sono i nomi delle jam che si sono tenute presso la cosiddetta Hall of Fame dei Piars, con partecipanti che arrivavano da tutta Italia come BBSSPAHVACDTHEMOD. Le amicizie preesistenti si consolidano e il ritrovo asseconda la nascita di nuovi rapporti.

Seconda generazione, 1995-2005

Dalla seconda metà degli anni ’90, le cose a Firenze cambiano radicalmente. Sulle banchine di Santa Maria Novella continuano a spuntare nuovi nomi: KeinMagSquizNextYonoKef sono solo alcuni dei maggiori. In tutta Europa nel frattempo esplode il train-bombing e quella di Firenze diviene una delle stazioni più prolifiche e spettacolari di tutto lo stivale. A differenza di molte altre fermate, Santa Maria Novella si caratterizza per essere una end-station, un luogo in cui i treni si fermano, stazionano e ripartono. La rete ferroviaria e metropolitana asseconda la nascita e la crescita di un vero e proprio network: i treni si trasformano in tele viaggianti, le stazioni in gallerie a cielo aperto. I writers possono far girare i propri pezzi da una città all’altra, le crew si esibiscono e si fanno conoscere, la competizione cresce insieme al fermento a livello nazionale. E in tutto questo, Firenze diviene cruciale per il movimento del writing italiano. Grazie ai contatti di Chero e Dork (ribattezzato Smart dall’amico Iz the Wiz), il capoluogo toscano diviene un ponte tra la scena italiana, le città europee e quelle oltreoceano. Sui treni della provincia fiorentina appaiono le firme di numerosi writers stranieri: gli americani ReasPreyGhostDazeAmazeGrey e, tra gli europei, TrixterSabeEgsHonetLoomitOpakPum. L’influenza dello stile newyorkese degli AOK e dei RIS e le nuove tendenze francesi e finlandesi divengono una miscela esplosiva che si afferma come il nuovo modo fiorentino di fare graffiti che sarà d’ispirazione per i writers di tutta la regione.

Due sono le crew che rinnovano la scena del train-bombing fiorentino: da un lato i Piars, con SmartEnsBeesGuimDone e Longe, dall’altro i Nerds, composti da KeinSquizMagMoreRash e Texas. I loro pezzi vengono avvistati sui cosiddetti ‘treni metropolitani’ che al tempo collegavano Firenze con altre città come Bologna e Padova. Da un membro della crew dei Nerds (Rash), nel 2003 nasce Gold, brand di streetwear fiorentino che rappresentò un punto di riferimento non soltanto per l’abbigliamento underground, ma anche per il racconto della cultura di strada. I treni di Firenze continuano a essere colpiti dai pezzi dei writers e Santa Maria Novella diviene una delle end-station più zeppe d’Italia. L’aumento dei writers fiorentini e toscani, tra cui TrenKurteGrynzChaosRustoFra32 e il resto della KNM crew, alimenta fortemente la competizione che, come in ogni scena di graffiti che si rispetti, approda ad un inasprimento degli scontri, delle liti e, in alcuni casi, delle risse.

Nel 2000, le Ferrovie dello Stato iniziano a proteggere i treni con una pellicola di plastica lavabile, frenando drasticamente la corsa dei writers ai treni e riducendo il numero dei pezzi viaggianti. I writers che arriveranno dal 2005 della terza generazione nascono anche grazie a Zero-T, Smart e alle prime crews che hanno messo le radici sul tessuto urbano fiorentino e che, ancora oggi, rappresentano una pietra miliare nella storia del writing fiorentino, italiano ed europeo. In questo grande scenario, Gold rimarrà il connettore di un’esperienza ventennale e, proprio da questo noto brand di streetwear, ripartiremo per introdurre la seconda parte dell’articolo, proseguendo questo racconto nero su bianco della storia del writing degli anni a venire.

L’autore

Tommaso Dorowin

Tommaso Dorowin aka Cruko cresce a Firenze negli anni ‘90 da genitori stranieri. A 12 anni, grazie alle influenze ricevute nei viaggi all’estero, fonda insieme ad alcuni coetanei la sua prima crew. Sono anni in cui si vive di passaparola, fanzine e cassette, questi oggetti vengono tramandati come reliquie e partecipano alla costruzione di una cultura Hip Hop locale a Firenze. Insomma Cruko spazia all’interno dei circuiti underground toccando tutte le arti e diventando il fulcro di una scena che comunque fatica a decollare. Nel 2019 tutto il suo lavoro si concentra nello storico street shop Ninotchka di Firenze, dove ne prende le redini e nel quale si convogliano tutte le energie e conoscenze costruite nel tempo.

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