
L’Universo di Silly Objects e l’Evoluzione verso l’Astratto
di Elena Sinagra
Durante la preparazione della mostra Silly Objects, si è tenuta un’intervista tra l’artista HNRX e la curatrice Elena Sinagra. Quest’occasione ha consentito di esplorare la pratica di HNRX e le attuali ricerche creative dell’artista, allo scopo di sviluppare il concetto che sta alla base della mostra. Silly Objects rappresenta una nuova svolta per Street Levels Gallery, sia nella selezione di un artista al di fuori dei circuiti consolidati sia nel tipo di linguaggio artistico adottato. HNRX è un artista austriaco attualmente operante ad Amburgo, in Germania. Appartiene al movimento conosciuto come Post-Graffiti, che segna una transizione stilistica verso l’astrazione nell’arte urbana. Un aspetto distintivo del percorso artistico e della pratica di HNRX è l’indagine e la ricostruzione di oggetti quotidiani, come forbici, forchette, cetrioli o tubi. L’intervista è stata un mezzo per scoprire ed esplorare le complessità di questa sperimentazione e come il background e la filosofia personale dell’artista abbiano influenzato il suo percorso di ricerca.
Innanzitutto ti ringrazio per essere qui! Per la prima domanda, potresti descrivere il tuo background educativo e come hai iniziato la tua pratica artistica?
Fin da giovane ho coltivato la passione per la pittura e il disegno. Sono sempre stato interessato alla pittura e al disegno. Inizialmente, mi sono concentrato soprattutto sul disegno, utilizzando matite e penne, anche se ho sempre avuto un forte interesse per il design e la pittura. Questo è il percorso che ho intrapreso e il modo in cui ho iniziato ad interessarmi all’arte, al design e a tutto ciò che è creativo. A un certo punto, verso i tredici o quattordici anni, ho iniziato a utilizzare gli spray, che ho considerato come il mio primo strumento per aggiungere colore alle mie opere. Inizialmente, i miei lavori erano prevalentemente in bianco e nero, con semplici disegni realizzati con matite. Successivamente, ho abbracciato la pittura come principale mezzo di espressione creativa.
Hai mai studiato belle arti in un contesto accademico o hai imparato tutto da solo?
No, mai. Ho seguito un percorso formativo presso una scuola superiore specializzata in architettura e design degli interni. La mia formazione si è svolta nel contesto del liceo, non all’università.
Interessante. Come si è sviluppata e cambiata la tua ricerca artistica nel tempo? Puoi individuare eventi esterni o interni che hanno influenzato il tuo processo creativo?
All’inizio, la mia passione era rivolta principalmente alla pittura figurativa, come accade a molti artisti alle prime armi. Inizialmente, l’obiettivo è quello di apprendere come dipingere in modo fotorealistico, cercando di ricreare fedelmente oggetti o scene. Tuttavia, con il tempo, si comincia a sperimentare e a esplorare nuove direzioni creative. È qui che si inizia a giocare con le forme e ad esprimere la propria creatività. In breve, si inizia con opere più fotorealistiche, imitando altri artisti e sperimentando le loro tecniche, per poi, con il passare del tempo e un accumulo di ispirazione – almeno è stato così per me – cercare la propria strada artistica e proseguire su quella strada. Nel mio caso, il percorso si è orientato verso un’arte più astratta e costruttivista. La mia pittura è diventata meno legata alla rappresentazione figurativa e si concentra ora sulla ricerca di forme e composizioni che mi ispirano. Attualmente, sto percependo un distacco dalla pittura figurativa, orientandomi invece verso forme, colori e l’espressione artistica. Ritengo che questo processo sia influenzato dall’età. Con il passare degli anni (adesso ho trent’anni), ho notato un progressivo allontanamento dalle figure dallo stile “cartoonish” o infantili. Oggi mi dedico maggiormente alla sperimentazione con elementi semplici. Inoltre, ho compreso che non è necessario esprimere tutto in modo così esplicito, ma che posso ottenere un risultato di alta qualità utilizzando meno risorse rispetto a quanto fatto in passato. Prima avevo bisogno di una vasta gamma di colori e dettagli complessi. Adesso, scelgo soltanto due o tre colori e adotto forme più essenziali. Questo approccio, almeno secondo la mia percezione, mantiene o addirittura migliora la qualità del mio lavoro.

Il tuo stile e la tua natura artistica sembrano essere in costante evoluzione. Come lo descriveresti ora? Lo vedi come sempre più astratto?
Mi sembra che il mio lavoro stia gradualmente evolvendo verso l’astrazione. Tuttavia, credo che questo sia un processo naturale per molti artisti. Quando si inizia da un punto specifico e si approfondisce il proprio lavoro, ci si rende conto che è possibile semplificare, risparmiando notevolmente fatica fisica ed energia. Non è necessario dipingere un numero eccessivo di dettagli o utilizzare una vasta gamma di colori. In definitiva, la semplificazione è ciò che tutti cerchiamo, poiché tutti desideriamo una composizione bella e significativa. Credo che sia importante ottenere i migliori risultati, e credo che questo sia un obiettivo comune per la maggior parte degli artisti. Nel corso del tempo, impariamo cosa è essenziale e cosa possiamo evitare, compresi gli sforzi fisici e il tempo da risparmiare.
Come bilanci l’arte in quanto espressione personale e l’arte come forma di comunicazione? Cosa speri che gli spettatori portino con sé dopo aver conosciuto la tua opera d’arte?
Nel mio lavoro, cerco costantemente di esplorare nuove possibilità creative. Sono sempre alla ricerca di nuovi approcci pittorici, stili e composizioni, voglio tenere il pubblico informato riguardo a nuove tendenze e tecniche artistiche. Mantenere il passo con i tempi è fondamentale per me. Voglio scoprire nuovi modi per mantenere la freschezza nel mio lavoro e condividerla con il pubblico. Credo fortemente che il progresso sia essenziale per lo sviluppo dell’umanità, e per continuare a progredire, è necessario costantemente esplorare nuove idee e forme creative.
Questa è la mia principale fonte di ispirazione: cercare costantemente nuovi colori, forme e approcci aiuta a rendere la mia vita più interessante, sia per me stesso che per gli altri. Sono costantemente affascinato dai nuovi e sorprendenti lavori degli altri artisti. Questo mi mantiene motivato, e spesso mi ritrovo a dire “Wow, questo è davvero eccezionale! È nuovo e affascinante!”. Continuo a cercare nuove avventure artistiche, in un modo simile a una caccia, come se stessi esplorando un bosco alla ricerca di qualcosa di speciale. Non so esattamente cosa sia, ma so che c’è qualcosa di affascinante da scoprire, e proseguo fino a trovarlo.
Per me, questo è il cuore della creatività: continuare a cercare finché non raggiungo quel punto in cui posso dire “Ecco, questo è meraviglioso, voglio condividerlo in una mostra”. Poi, dopo averlo fatto, inizio nuovamente la ricerca del prossimo risultato, e così via.

La prossima domanda è la seguente: Cosa significa per te la parola “processo”, sia essa intesa nel senso linguistico che nel suo rapporto con la tua pratica artistica?
Il processo è un’esperienza intensa, affascinante e talvolta estenuante. È qualcosa che mi appassiona profondamente, anche se comporta una notevole quantità di lavoro, per lo più fisico. Comprende un’immersione totale, e il suo flusso non è facilmente controllabile. Spesso devi accoglierlo quando si presenta, poiché la creatività può svanire nel giro di un giorno. Il processo creativo in sé è sfuggente: si manifesta e scompare secondo il suo proprio ritmo. Ecco perché tengo sempre un quaderno degli schizzi per catturare le idee. Una volta che il processo è completo, posso dar vita alle opere d’arte. Attualmente, le mie opere non rappresentano il mio processo creativo, ma piuttosto costituiscono il risultato finale di un percorso più ampio.
Quando pensi al tuo processo creativo, ci sono dei rituali che segui mentre lavori? Ascolti musica o podcast? Vedi una connessione tra la musica e le tue creazioni?
Musica sì, podcast no. I podcast a volte li uso durante la fase finale delle mie pitture, ma mai durante la fase creativa. La musica può aiutarmi nel processo, ma non è strettamente necessaria, dipende.
Hai menzionato che non solo ti piace viaggiare, ma è un pilastro fondamentale della tua pratica artistica. Puoi descrivere un po’ perché è importante per te e come influisce sulla tua arte? Le opere che decidi di creare cambiano a seconda del luogo in cui ti trovi?
Ritengo che viaggiare sia fondamentale, poiché mi fornisce un’abbondante fonte di nuova ispirazione. La mobilità in generale riveste per me un’importanza cruciale, poiché trovo difficile rimanere a lungo nello stesso luogo. Sento costantemente la necessità di spostarmi, sia che si tratti di viaggi veri e propri, oppure di semplici spostamenti nello studio, dove cambio posizione e mi immergo nell’ambiente circostante.
Muoversi in generale costituisce una parte essenziale del mio processo creativo. Credo che questa sia una dinamica condivisa da molte persone creative, poiché il cambiamento di scenario aiuta a stimolare la mente e a trovare nuova ispirazione. Nel mio caso, il viaggiare è una componente rilevante del mio lavoro, poiché partecipo a numerosi eventi e festival in tutta Europa. Ogni luogo che visito ha un impatto distintivo sul mio lavoro. Quando mi trovo in posti con risorse limitate o sono costretto a lavorare con un ristretto numero di materiali, ciò mi spinge a diventare più minimalista e ad adattarmi. Ad esempio, viaggiando in Sicilia o in altri luoghi dove ho accesso a un numero limitato di vernici, ho imparato a gestire situazioni diverse e a sfruttare al meglio risorse limitate.

La prossima domanda riguarda le sfide e le opportunità legate al tuo lavoro nell’ambiente urbano rispetto al lavoro in studio. Quali aspetti consideri più significativi in questo confronto?
Ci sono molte considerazioni da esprimere, ma cercherò di semplificarle. Per me, lo studio rappresenta un rifugio sicuro in cui posso dipingere a mio piacimento, senza alcuna interruzione o preoccupazione legata al tempo, al clima o alle altre persone. È uno spazio in cui mi sento libero. Qui, non esiste alcun limite temporale; potrei dedicare dieci anni a una singola opera d’arte, se lo desiderassi. Questa flessibilità può essere sia un vantaggio che un possibile svantaggio.
Al contrario, il lavoro in ambienti esterni presenta una serie di variabili, come il tempo, le condizioni meteorologiche, e le dimensioni del muro, che possono influenzare notevolmente il processo creativo. Queste variabili possono rappresentare una sfida, ma con l’esperienza, ci si adatta e si diventa più professionisti. Inizialmente, ho trovato difficile accettare i limiti dell’arte urbana all’aperto, ma questa sfida ha anche dei vantaggi, come il dover rispettare scadenze strette, il che spesso porta a completare le opere più rapidamente. Questo aspetto può essere vantaggioso per molti creativi, poiché talvolta è difficile trovare la motivazione per terminare un’opera d’arte quando si è in studio, dove il tempo sembra illimitato e il procrastinare è una tentazione costante.
In generale, ho imparato a gestire efficacemente queste differenze tra il lavoro in studio e quello all’aperto. L’unica vera differenza è il fatto di non dipendere da niente quando lavoro in studio.
Interessante, e immagino che quando dipingi all’aperto ci sia sempre un certo tipo di quadro architettonico e un certo contesto che sono in costante dialogo con le opere, mentre in studio il tutto può essere un processo più individualistico.
Sì, assolutamente. Inoltre, in studio non hai limiti quando si tratta di progettazione, mentre quando lavori nel contesto urbano, le persone devono sempre dare il loro contributo su come il design dovrebbe essere realizzato e quali colori dovrebbero essere utilizzati. Se dipingo per un festival, il governo spesso impone restrizioni su alcune scelte relative ai muri. Mentre in studio hai una libertà totale, all’esterno può essere a volte un po’ complicato.
C’è un elemento di giocosità o allegria nel tuo lavoro, che penso sia divenuto un elemento raro nella contemporaneità. C’è qualcosa che ti ha spinto in questa direzione? Come definiresti e come ti relazioni con gli oggetti di tutti i giorni?
L’analisi di questo aspetto risulta complessa. Penso che sia semplicemente una caratteristica della mia personalità. Sono consapevole del mio passato, ma il mio futuro artistico è un territorio incerto e incontrollabile. A volte vorrei essere più orientato e meno sperimentale, seguendo una strada ben definita, come fanno alcuni artisti che costruiscono un marchio attraverso la ripetizione di uno stesso tema per lungo tempo.
Tuttavia, trovo difficile rimanere ancorato a una sola immagine o concetto, perché mi annoio facilmente e credo che la mia vocazione sia quella di sfruttare la creatività in modi diversi. Nonostante ciò, col passare degli anni, le mie opere stanno acquisendo una riconoscibilità sempre maggiore. La creatività ha una sua volontà e non può essere dominata. Talvolta, cerco di guidare il mio processo creativo in una direzione specifica, ma alla fine è l’intuizione a decidere il percorso.
La bellezza del mio lavoro sta proprio in questa capacità di lasciarsi andare, di essere creativi e di accogliere tutto ciò che emerge. Alla fine, tocca a me selezionare ciò che ritengo valido e utilizzabile.

Ci sono movimenti artistici o artisti individuali che hanno avuto un’influenza significativa sulla tua ispirazione?
Il Surrealismo è stata una grande fonte di ispirazione per me, soprattutto ai miei esordi. Sono rimasto affascinato dai Surrealisti poiché hanno creato straordinarie nature morte e dipinti di oggetti, accanto a ritratti, con un’approccio che combinava abilmente il realismo con elementi immaginari. Questo approccio rispecchiava la mia stessa inclinazione verso la fusione di realtà e immaginazione, motivo per cui ritengo che il Surrealismo abbia giocato un ruolo significativo all’inizio del mio percorso artistico. È uno dei movimenti che più mi ha ispirato.
Ovviamente, i movimenti legati alla street art e al graffiti writing hanno anch’essi influenzato la mia arte. Tuttavia, preferisco non identificarmi strettamente con tali movimenti poiché desidero mantenere una libertà completa nella mia espressione artistica, senza vincoli o limitazioni.
Un’ultima domanda: tra lavorare in gruppo e lavorare individualmente ci sono sfide e opportunità uniche. Qual è la tua preferenza e perché?
La tua domanda è interessante e soprattutto attuale. All’inizio della mia carriera, non ho intrapreso molte collaborazioni. Successivamente, ho sperimentato un periodo di interesse verso lo scambio creativo e la collaborazione, desiderando apprendere dalle esperienze degli altri e capire come potessimo lavorare insieme. La scorsa settimana, ho condiviso il mio progetto con due amici molto competenti, abbiamo un’eccellente sinergia di lavoro. Tuttavia, ho realizzato che preferisco lavorare in modo più individuale e che in futuro selezionerò con attenzione le collaborazioni, concentrandomi su progetti che rispecchino la mia visione artistica senza troppi compromessi.
Attualmente, tutti i lavori che escono dal mio studio sono interamente concepiti e realizzati da me. Mentre ho sperimentato numerose collaborazioni per murales e progetti di strada, con il passare del tempo, ho notato che diventa più difficile trovare individui con una visione simile. Con l’età e l’esperienza, si acquisisce una chiara idea di ciò che si desidera creare, rendendo la collaborazione più complessa. Ritengo benefico preservare la coerenza delle mie idee, poiché collaborare spesso implica la necessità di trovare compromessi tra visioni diverse. Dal punto di vista dell’espressione artistica, trovo più gratificante approfondire il mio lavoro senza limitare la mia visione creativa.
Quindi è importante trovare le persone giuste con cui collaborare che non ostacolino la tua visione artistica, ma la arricchiscano, ma è più facile a dirsi che a farsi.
Sì. Per ora, ho solo alcuni amici con cui sono incline a collaborare, ma in generale farò meno progetti congiunti in futuro.
Grazie mille per il tuo tempo e per aver risposto alle domande.
Grazie a te.