
“Non è un graffiti shop”
di Ima de Franceschi
Un ragazzo ha preso un negozio di streetwear e bombolette e l’ha fatto diventare un luogo di ritrovo giovanile importantissimo. Sono andata a fare due chiacchiere con il mio amico Tommaso Dorowin, classe ’86, proprietario di Ninotchka, instancabile agitatore di masse e da sempre punto di riferimento per il mondo underground fiorentino.
Quando si imbocca via dei Pandolfini per raggiungere Ninotchka si vede subito sventolare la bandiera arancione vicino all’insegna e sulla piccola panchina di legno che viene messa lì fuori c’è sicuramente qualcuno a sedere. I muri esterni ospitano varie stratificazioni di tag e adesivi di diversi colori, mentre all’interno un dipinto enorme di Lugosis avvolge tutto il negozio. Qui puoi trovare bombolette, abbigliamento, gioielli, piercing, attrezzatura da tatuaggio, stampe, libri, vinili, cassette… quasi tutto proveniente da autoproduzioni soprattutto locali. Per chi non sa niente di questo mondo e si vuole approcciare alle subculture, Ninotchka è il portale perfetto per entrarci, mentre per chi ne fa parte è un luogo amico, da vivere e frequentare come una casa sospesa. È il luogo dove dai appuntamento, ma anche quello in cui vai quando sei solo e hai voglia di beccare qualcuno.
Ma per capire perché Ninotchka è diventato quello che è oggi, bisogna per forza capire chi è il suo proprietario. Tommaso Dorowin, aka Cruko da Rifredi, nasce a Firenze da madre abruzzese e padre austriaco. È uno straniero (il suo soprannome non è casuale), eppure fin da piccolo è stato un punto di riferimento importante per il mondo underground fiorentino. I suoi segreti sono: aver viaggiato tanto in Europa e aver avuto una sorella dieci anni più grande di lui. Grazie a lei ha potuto avere una finestra sulle subculture degli anni ’90 e con i viaggi in Austria e Germania ha potuto vedere cosa c’era fuori dall’Italia, essendo sempre un passo avanti. Internet non esisteva, ai tempi non c’erano nemmeno i CD, quasi tutto si faceva con fanzine, cassette e soprattutto con il passaparola. Così, una volta tornato dai suoi viaggi, passava e raccontava ai suoi amici tutto quello che aveva visto.
Già a 12 anni fonda la sua prima crew, la ZRZ (Zona Ricovero Zeta) insieme a Ninjaz, Puppet e Orso. Poi, durante gli anni del liceo, nasce la RBC (Rifredi Bastard Crew), la prima crew a Firenze che mette davvero insieme rap e graffiti. Sono i coetanei di Inoki a Bologna, come lui racconta della sua Bolognina, loro cercano di raccontare la propria zona, la vita del quartiere di Rifredi, restituendo lo spaccato sociale giovanile di quel periodo. L’amore per il suo quartiere infatti è davvero viscerale (ancora una volta, il suo soprannome non è casuale!) e il senso di appartenenza fortissimo, tanto che per Rifredi alla fine ha fatto davvero delle cose, tra cui non si può non ricordare la rassegna Summer in Rifredi. “Era un agosto di quasi dieci anni fa, ero a Firenze con Peppa e Ninjaz, cazzeggiavamo in casa, giravano beat e esce fuori questo nome: Summer in Rifredi. In un attimo il tutto si è trasformato in un pezzo rap che alla fine è diventato un motto, un inno per Rifredi, ma anche per la città, per tutti quelli che d’estate non potevano andare in vacanza e rimanevano qui. La portata di questa cosa poi è diventata molto grossa quindi abbiamo deciso di fare delle magliette che sono andate sold out in due giorni e da lì poi è nata la cosa di fare anche degli eventi estivi annuali. Da cinque anni facciamo la festa di quartiere insieme ai Rude Boyz cercando di coinvolgere realtà e artisti locali, c’è sempre un palco dove si rappa e Ninotchka allestisce il suo stand. Penso che per Rifredi sia un bellissimo ritrovo, ad oggi è il quartiere più giovanile e dinamico, da sempre zona di occupazioni (Ex Emerson, Corsica 81), di edifici abbandonati e con molti altri spazi per dipingere.”
Negli anni Cruko si dedica anche ad altri eventi, come concerti rap e hip-hop, insieme ai ragazzi della TULLO Soldja. È così che nasce Smoking’Hot che per otto anni ha portato a Firenze diversi artisti nazionali: Noyz Narcos, Jack the Smoker, Stokka and Madbuddy e tanti altri, tra cui ricordiamo anche Salmo con il suo primo concerto fuori dalla Sardegna. Dalla musica passa presto ad altri progetti, soprattutto quando entra in contatto con i centri giovani.
Intorno al 2009 le Ferrovie dello Stato propongono al comune di Firenze un finanziamento per dipingere un sottopassaggio di Rifredi, il progetto viene passato al centro giovani Java che contatta poi Tommaso per gestire il tutto: “Fu una bellissima esperienza, la prima volta che un’istituzione ti invita e ti da dei soldi per fare una cosa, fu un’esperienza nuova che mi fece sentire ancora di più che il retaggio della nostra subcultura può avere un valore riconosciuto”. Questa collaborazione fu solo la prima di una lunga serie, Tommaso fonda la 400 Drops e continua ad organizzare eventi e iniziative insieme ai centri giovani per promuovere giovani artisti. Tra le iniziative ricordiamo la facciata del Next Emerson con RUN e l’intervento a La Polveriera da parte dei Guerrilla Spam. Tutto questo gli apre anche le porte della Florence Tattoo Convention per cui si è occupato degli allestimenti interni.
Alla fine è nel 2018 che Tommaso viene contattato dagli allora proprietari di Ninotchka. Dopo 15 anni decidono di vendere il negozio e scelgono di fare la prima proposta proprio a Cruko, sapendo che avrebbe conservato almeno in parte l’anima di un negozio che è sempre stato underground. Soprattutto perché gli altri due negozi storici, Project Zero e Gold, non sono riusciti a sopravvivere e hanno chiuso i battenti. E così da marzo 2019 Tommaso è il proprietario di Ninotchka e tutta la sua esperienza è confluita in questa attività che è diventata subito ben più di un negozio, sia dal punto di vista dei prodotti che offre, sia per le dinamiche socio-culturali che ha instaurato.
“Io da pischello stavo dall’altra parte del bancone e tornavo anche dieci volte nello stesso negozio a vedere se il prezzo della cosa che volevo si era abbassato; quindi ci tengo ad avere prezzi battaglieri e non vendere i soliti prodotti della grande distribuzione. È importante per me creare un mercato parallelo che non segue le dinamiche del fashion, non è moda stagionale, ma cerco di stimolare piccole produzioni indipendenti per far girare soldi nell’underground e concedere a queste realtà di esistere. È una professionalità che viene dal basso. Le subculture sono tante e cerchiamo di offrire a tutti qualcosa, graffiti shop è riduttivo, puoi trovare qualcosa per il tatuaggio, per i graffiti, per le stampe, la grafica, abbigliamento autoprodotto.”
Ninotchka non è un graffiti shop, ma un luogo dedicato al mondo dell’underground in più sfaccettature, in grado di ospitare anche mostre, presentazioni di libri o produzioni musicali, live painting, proiezioni e dj-set; coinvolgendo anche qui le professionalità soprattutto locali, ma offrendo anche una finestra sulla scena internazionale grazie a personaggi come Lugosis, King Rusto, Oger, Judas Kiss. Questo doppio binario è quello che poi crea un sacco di connessioni tra le persone, soprattutto tra gli artisti che provengono da paesi o regioni diverse che trovano finalmente un luogo di incontro e scambio. E poi ovviamente c’è il fattore culturale, chiamare grandi artisti vuol dire offrire qualcosa di diverso e legittimare al pubblico questo tipo di arte, questo tipo di cultura.
“Mi piace far nascere connessioni tra artisti locali e artisti che vengono da fuori, nascono cose, si instaurano rapporti. Poi spesso il giudizio della società e in generale delle vecchie generazioni, o di chi non conosce, è un giudizio negativo verso il writing soprattutto quello delle lettere. Invece portando nomi che ne hanno fatto un lavoro vero si fa vedere che questa cosa non è solo un gioco, ma può essere qualcosa di più.”
Dinamiche divulgative di questo livello non potevano non sfociare che in una dimensione pedagogica. Le nuove generazioni si approcciano a questo luogo infatti come se fosse l’entrata per conoscere un altro mondo ed effettivamente lo è, perché all’interno trovano una figura come Cruko, pronto ad accogliere la loro curiosità e ad accompagnarli nella scoperta.
“Magari negli altri negozi i ragazzini vengono rimbalzati, non possono toccare le cose, mentre io li accolgo subito e mi sento responsabile di dargli un indirizzo, di non lasciarli allo sbaraglio, voglio instaurare un rapporto. Li conosco tutti per nome, mi chiamano, mi scrivono, mi chiedono, a volte mi chiama la mamma per sapere quando torna il figlio. Mi piace dare quell’imprinting che io ho avuto ma che poi è venuto a mancare nelle generazioni successive. Perché nel writing ci sono comunque delle regole come il rispetto per gli altri, capire dove dipingere e dove no, o anche il rapporto con la legge e queste sono cose che un quattordicenne non sa. Se lo mandi allo sbaraglio ovviamente può fare danni allora spiegargli queste cose, la storia del writing e i luoghi adatti per dipingere diventa molto importante. E loro imparano molto velocemente, sono molti sensibili.”
Quando Cruko parla di questi ragazzi mi ricorda l’anno in cui l’ho conosciuto e ha poi aperto il negozio, in qualche modo ai tempi mi sono sentita una di loro. Quando mi sono trasferita qui ormai nove anni fa, non conoscevo molto di graffiti e non sapevo nulla della scena fiorentina, ma mi piaceva comunque il mondo dell’underground soprattutto dal punto di vista sociale. In lui ho trovato una persona piena di voglia e di curiosità, sempre disponibile a dare una mano, a passare un contatto e soprattutto a raccontare le sue esperienze, aneddoti divertenti, pezzi di storia. Ninotchka è il luogo delle connessioni, Ninotchka per noi è una casa amica con le porte sempre spalancate. Conoscere questo luogo e l’energia che lo anima ha dato a me (e sicuramente a molti altri) la spinta per credere ancora di più in quello che facciamo e la fiducia per pensare che è ancora possibile fare qualcosa di autentico, anche in una città martoriata come Firenze.