Short Talks with AEC Interesni Kazki

Short Talks with AEC
Interesni Kazki

di Laura Vetter

Photo © Giulio Guidi

Street Levels Gallery ha collaborato con AEC Interesni Kazki per il progetto 1922-2022. MADE OF STAR STUFF, l’opera realizzata per celebrare l’anniversario dei cento anni dalla nascita della celebre astrofisica Margherita Hack. Un’occasione che ci ha dato la possibilità di approfondire il lavoro dell’artista non solo dal punto delle pratiche e dell’approccio in loco, ma anche di intercettarne la visione, il pensiero trasversale, il percorso paradigmatico.

AEC Interesni Kazki si inserisce all’interno dello scenario urbano internazionale con un tracciato totalmente singolare. Con il suo immaginario, si è reso capace di avviare nuove traiettorie di stile, aprendo una parentesi artistica che ha già segnato profondamente la cultura dell’arte pubblica ma che ha ancora molto da scrivere, sperimentare e rivelare.

Con Short Talks w/ AEC Interesni Kazki, Street Levels Gallery fotografa il pensiero dell’artista, affacciandosi su tutto ciò che si cela dietro la parete e che non si manifesta se non con qualche battuta in confidenza.

Cosa significa per te il muro? È solo un supporto o è l’azione creativa di trasformarlo in qualcos’altro che pensi possa comunicare qualcosa in più sui tuoi temi? (la fine dell’era dei murales, la guerra, le sfide, i conflitti tra culture diverse)

Prima di tutto dipingere sul muro è solo una diversa disciplina, che richiede un atteggiamento specifico, quello di pensare e lavorare velocemente. Preferisco non mistificare il fatto che è un muro e che si trova nello spazio pubblico. Tematicamente parlando, i miei lavori pubblici non cambiano molto da quelli che faccio in studio. Forse in passato ho cercato maggiormente di presentare un messaggio specifico con i miei muri, ma poi mi sono reso conto che a nessuno importava davvero o che — all’opposto — le persone cercavano di trovare dei concetti intelligenti anche dove non ve ne fossero.

© Julien Vannucchi

Hai notato che le tue figure umane sembrano a volte inespressive e prive di emozioni?

Sì, alcune persone me l’hanno detto. Penso che ciò sia dovuto al fatto che l’emozione è un atto di per sé e ciascuno dei miei pezzi descrive un evento particolare; i miei personaggi interpretano solo i ruoli di questo evento, non essendo essi eventi di per sé. Immagino che questo trucchetto sia simile all’iconografia.

Qual è la parte più difficile mentre si lavora su un’opera d’arte?

Trasformare un’idea dal subconscio in coscienza e da lì al mondo materiale – in uno schizzo con matita su carta.

Photo © Giulio Guidi

Sei generalmente soddisfatto del tuo pezzo finito?

Lo sono, ma ogni volta mi costringo a raggiungere la soddisfazione massima, non lasciando il lavoro fino a quando questa sensazione non compare.

Cosa vorresti che il pubblico vedesse nel tuo lavoro?

Mi piace quando ci sono molte visioni e punti di vista diversi su ciò di cui tratta il mio pezzo. Più interpretazioni ci sono, meglio è.

© Julien Vannucchi

Che ricordi hai del tuo primo pezzo? Quanto sei cambiato artisticamente rispetto agli ultimi?

I lavori che ho fatto 20 anni fa e oggigiorno sono completamente diversi. Ma i lavori fatti 10 anni fa hanno già qualcosa di quello che faccio adesso. Sicuramente c’è e deve esserci un’evoluzione artistica per ogni artista. A volte mi annoio di alcuni temi o idee particolari nei miei lavori e mi metto a cercare qualcosa di fresco e nuovo. Quando lo trovo, mi sento come uno scienziato che ha appena fatto una scoperta.

Quanto pensi sia importante aggiornare, valutare e testare nuovi approcci e tecniche creative?

Negli ultimi vent’anni ho cambiato molti materiali — per la pittura murale come anche per il lavoro in studio. In questo periodo mi piace molto lavorare con la pittura a olio. E sono solo un pittore, non un artista multidisciplinare.

Photo © Giulio Guidi

Come si ottiene quell’interazione tra forma e contenuto? Di solito pensi prima al messaggio che vuoi trasmettere e poi cerchi l’immagine adeguata per esso?

Come ho detto prima, non mi interessano contenuti e messaggi particolari. Mi piace creare un’atmosfera assurda nel mio lavoro. Rende i miei pezzi molto più sfaccettati.

Photo © Giulio Guidi

L’autore

Laura Vetter

Laura lavora per organizzazioni artistiche e culturali nel campo della comunicazione, consulenza e coordinamento di progetti.
Le piace fare domande, le piace ascoltare le risposte. Scrive di arte (urbana) per vari format online e sul suo blog urbanyte.art.

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