
Intervista al duo di artisti berlinesi ZEBU
di Laura Vetter

ZEBU è un duo creativo di Berlino composto da Lynn Lehmann e Dennis Gärtner. Attivo da sette anni, questa coppia di artisti ha acquisito nel tempo importanti riconoscimenti internazionali grazie alla potenza della loro arte. Composizioni equilibrate, ricche di colori vivaci, un immaginario dinamico e audace, figure stravaganti, umoristiche e astratte; questo lo stile unico del duo, che trova posto in disegni, fanzine, murales ed esposizioni, trasportando il pubblico in mondi variopinti e quasi surreali. In questo modo, ZEBU si impegna a portare l’arte fuori dagli spazi tradizionali e mostrarla negli spazi pubblici, abbattendo con consapevolezza quella barriera che da tempo esiste tra il mondo dell’arte e il grande pubblico, per rendere l’arte accessibile a tutti. Laura Vetter di Street Levels Gallery ha parlato i due artisti del loro sviluppo, delle loro fonti di ispirazione, della natura della loro collaborazione e dei messaggi che le loro opere vogliono trasmettere.
ZEBU, come e perché avete optato per la strada come uno dei vostri mezzi creativi di espressione?
E’ dall’inizio della nostra carriera artistica che amiamo dipingere murales. Ciò che ci piace del lavorare sui muri è l’opportunità di presentare il nostro lavoro ad un vasto numero di persone. Questo supporto ci dà l’occasione di interloquire con un pubblico ampiamente diversificato, che probabilmente non visiterebbe le istituzioni museali, e di ispirarlo. Oltre a tutto ciò lavorare sui muri è un ottimo intermezzo alla quotidianità dello studio, perché per poter dipingere su larga scala occorre usare tutti i muscoli del corpo.

Dal 2015 siete attivi sulla scena artistica come duo. Come funziona la vostra collaborazione creativa? Ognuno di voi segue un determinato processo o sviluppate tutto insieme?
Lavorando come duo, traiamo vantaggio dal poter generare idee insieme. Lavoriamo congiuntamente su praticamente qualsiasi cosa. Dal disegno alla strutturazione della composizione, fino alla scelta delle cromie. A volte utilizziamo i nostri sketchbook personali, altre volte lavoriamo in due sullo stesso foglio. Parliamo sempre tra di noi, e prendiamo la parte migliore delle idee che ognuno di noi mette su carta. Ovviamente, in determinati momenti del nostro lavoro, come ad esempio in fase di esecuzione, ci suddividiamo i vari compiti. In ogni caso, le concezioni e le forme delle opere sono sempre frutto del processo di entrambi.
La cooperazione comporta per noi una serie di vantaggi. Possiamo ispirarci e motivarci a vicenda. Possiamo aiutarci l’un l’altro a completare i nostri processi creativi, integrandoli. In questa maniera possiamo creare un linguaggio visivo che difficilmente riusciremmo ad ottenere lavorando in solo. Ne discutiamo, condividiamo i nostri feedback e miglioriamo le nostre idee congiuntamente. Ma soprattutto, c’è sempre uno dei due che aiuta a bilanciare il lavoro dell’altro nei momenti più faticosi, come ad esempio quando uno dei due sta avendo una brutta giornata. Sono davvero rari i progetti sui quali lavoriamo individualmente.

Quali sono le vostre fonti di ispirazione?
Non c’è una singola corrente/artista da nominare come fonte di ispirazione, ma solo perché ce ne sono così tanti!. L’ispirazione la troviamo dappertutto: nella vita (può suonare pacchiano, lo sappiamo) , incontrando nuove persone, cambiando prospettive. Se restiamo bloccati nel processo creativo, usciamo per una passeggiata, poco importa verso quale direzione. Distanziarti dall’opera ti dà la possibilità di guardare il tuo lavoro in modo diverso, e forse in quel frangente scopri per caso la forma, l’idea o la combinazione cromatica che avresti cercato per ore seduto sulla scrivania.
La vostra opera è audace, ridotta e divertente, e si caratterizza da colori vibranti che corrono dentro figure astratte, quasi surreali. Come definireste il vostro stile?
Esattamente così 🙂

Che cosa vi affascina del processo di astrazione e di sintesti di un’opera?
Guardando ad un oggetto, ad una forma o ad una figura sentiamo il bisogno di ridurne l’area, astrattizandola. Ci piace eliminarne tutte le informazioni che riteniamo superflue e concentrarci sull’essenza dell’oggetto. Attraverso questo processo creativo il nostro lavoro diviene audace e dinamico. Lo scopo del processo di sintesi e di astrazione della figura umana è quello di creare forme che non possano essere assegnate a uno specifico genere o nazionalità. Chiunque ha la possibilità di identificarsi nel nostro lavoro. Con le nostre opere vogliamo rappresentare una società prismatica, non stereotipica.
Quando progettate un’opera in strada, come la preparate? Strutturare un bozzetto preliminare o vi ispirare sul momento, in base a dove vi trovate? Come funziona il vostro processo creativo?
Ci piace creare design specifici per i nostri interventi. Per fare questo, è importante che integriamo nella progettazione dimensioni, luoghi di destinazione, quartiere, storia dell’edificio etc. Non improvvisiamo quasi mai su un murales, la maggior parte delle volte abbiamo già uno schizzo e un concetto elaborato in anticipo. Lavorare in coppia richiede poi molte più discussioni e compromessi, che richiedono in tempo. Lavorare sui muri di solito prevede una programmazione serrata, che ci porta ad anticipare questo processo.

Oltre ai murales dipinti utilizzate una grande varietà di tecniche per fare serigrafie, disegni, arazzi e fanzine. Quanto è importante per la tua pratica artistica l’aggiornamento, la valutazione e la sperimentazione di nuovi approcci creativi? C’è mai stata una svolta nella vostro approccio tecnico?
Amiamo provare nuove tecniche e sperimentare nuovi supporti. Sperimentando, siamo in grado di formare nuove competenze e ampliare i nostri orizzonti. Ci piace collezionare questo tipo di esperienze per integrarle alle nostre tecniche ed ai lavori già esistenti. In questo modo imparariamo costantemente cose nuove ed ampliamo il nostro vocabolario artistico.

Le vostre opere sono anche politiche e fanno spesso riferimento a questioni globali attuali come le scelte politiche dell’UE in materia di rifugiati, il cambiamento climatico e la gentrificazione. Quali reazioni puntate a suscitare nel pubblico? Se poteste cambiare una cosa della società odierna, quale sarebbe?
Vorremmo puntare l’attenzione del nostro pubblico su questi argomenti perché una caratteristica peculiare dell’arte è la capacità di avviare un processo di riflessione. Se la nostra opera aiuta a far pensare e discutere su questi temi, abbiamo già fatto un buon lavoro. Crediamo che lo scambio e la comunicazione siano alla base della solidarietà, dell’empatia e della tolleranza, elementi preziosi e fondamentali della società contemporanea.

Quali città, paesi o culture sono le più interessanti dal punto di vista di voi artisti?
Ogni Paese o cultura può suscitare il nostro interesse. Ci piace molto viaggiare, vedere posti nuovi, incontrare persone diverse e cogliere le peculiarità delle loro culture. Facendo questo, si ha la possibilità di osservare cose e storie sconosciute (alcune profonde, altre strane, altre ancora divertenti oppure tristi). Il loro incontro stimola l’apprendimento e permette di inserire nuovi imput e prospettive al tuo lavoro.
A che cosa state lavorando adesso? Quali sono i piani e gli obiettivi per il 2023?
Una cosa che sta sulla nostra lista da tempo è quella di fare un mosaico. Forse il 2023 sarà l’anno buono 🙂
