Il Premio Nobel per la Fisica del 2021 è stato vinto dall’italiano Giorgio Parisi con la scoperta di un’equazione che spiega come gli uccelli si muovono in stormi. Il 99,9% della superficie di un atomo è occupata dal vuoto. Due suggestioni emerse durante la chiacchierata con Mīlěs e Nemo’s in modo apparentemente casuale che raccontano molto sul loro approccio alla ricerca e alla produzione artistica. La prima intercetta l’analisi di un sistema complesso, lo stormo, per spiegare come il comportamento di un singolo individuo possa influenzare quello collettivo; la seconda evoca il rapporto tra percezione istintiva ed esistenza fattuale di un corpo o di una materia. Entrambi i fenomeni richiamano invece lo sguardo inconsueto e l’interrogazione dilatata dei due artisti protagonisti di Hic et nunc, il progetto di residenza artistica pensato da Street Levels Gallery lo scorso aprile.


Conversazioni. Le collaborazioni di Street Levels Gallery con Mīlěs e Nemo’s
Il rapporto trilaterale tra Street Levels Gallery, Mīlěs e Nemo’s inizia nel 2017 con la mostra Urban Nature, per la quale erano stati invitati sei artisti e artiste – tra cui anche Sea Creative, Rame13, Leonardo Borri e Mr Fijodor – a indagare attorno al comportamento della natura che si ribella ai ritmi frenetici della società moderna per riappropriarsi della città. L’ultima nicchia della galleria vedeva le opere di Mīlěs e Nemo’s dialogare tra loro, l’uno di fronte all’altro. Ecco la prima conversazione tra i due artisti in via Palazzuolo. Qualche anno prima, nel 2016, i fondatori di Street Levels Gallery avevano collaborato con Nemo’s per la realizzazione di un intervento murale sulla facciata dell’S.M.S. Peretola; poi, nel 2017, il progetto espositivo H20 nato in occasione della presentazione dei libri Who is Nemo’s e H2O; nel maggio 2019, la mostra personale di Mīlěs intitolata In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni; poi la collaborazione in occasione della Florence Biennale del 2019, per la quale Street Levels Gallery ha invitato Nemo’s, Mr Wany e Ache77; infine, con Il legno e la carne la galleria fiorentina ha rinnovato nel 2021 l’interesse ad approfondire la ricerca personale di Mīlěs unendo all’esposizione la pubblicazione del libro illustrato sulla storia di Pinocchio con Contrabbandiera Editrice. Ed ecco che nel 2023, le strade dei due artisti si incontrano nuovamente nella stessa nicchia dove era iniziata la prima conversazione.
Gestazione di una residenza artistica. Perché e come nasce Hic et nunc
Dopo il loro incontro di battesimo, Mīlěs e Nemo’s hanno manifestato interesse e curiosità nel conoscere le rispettive ricerche. Hic et nunc nasce dunque dal desiderio di creare il pretesto per lasciare che questa timida affinità umana e artistica potesse manifestarsi nei modi e nei tempi più spontanei. Il concepimento e la gestazione della residenza intercettano anche l’intenzione di Street Levels Gallery di autoprodursi e autofinanziarsi, allo scopo di garantire ai protagonisti del progetto l’opportuna autonomia nei tempi, nei modi e negli spazi di lavoro. L’intenzione di proporsi come alternativa in termini di ricerca e produzione accompagna una proposta sperimentale sul piano della ricezione: durante i dieci giorni di studio, lo spazio di via Palazzuolo è rimasto aperto in orario serale e notturno, tutti i giorni dalle 17:00 alle 23:00. Una scelta mossa dal proposito di promuovere un’offerta culturale notturna che potesse svincolare il tempo libero dall’abitudine alla consumazione e attivare l’opportunità di seguire il work in progress di due artisti, trasformando la galleria in un luogo di ibridazione tra strada pubblica e studio privato. Hic et nunc si afferma dunque come numero 0 della progettualità di residenze che Street Levels Gallery intende portare avanti nei prossimi tempi con l’implicita ma cosciente affermazione di una condizione de-musealizzata dello spazio espositivo, da abitare e condividere come un vero e proprio ambiente domestico.

Corpi che si annusano. L’approccio istintivo di Mīlěs e Nemo’s
Mīlěs e Nemo’s hanno abitato lo spazio di via Palazzuolo senza alcun vincolo temporale e spaziale, aderendo a una lettura intima e domestica della produzione artistica che, prima ancora di essere produzione, è indagine, orientamento, pratica immaginativa. L’hic et nunc, il qui e ora, il tempo e lo spazio del presente rappresentano la dimensione che ha tracciato l’evolversi del progetto di residenza, dominato dall’improvvisazione e da un fare processuale totalmente spontaneo. Una poetica del gerundio, di ciò che sta accadendo. Una collaborazione che, tra le varie analogie sul piano della visione, ha visto prima di tutto i due artisti trovare una propria chimica relazionale. E così la ricerca tra gli angoli e le insenature della galleria si è svolta con naturalezza, concedendo agli artisti la possibilità di asciugare la parola e di comunicare solo attraverso la percezione dei rispettivi corpi e di quelli che andavano a tracciare sulle pareti.
«È naturale cercare la propria intimità ma senza voler marcare il territorio. Io ho imparato questa attitudine in strada, dove puoi disegnare e metterti dove vuoi rispettando lo spazio degli altri, senza preoccuparsi troppo dello sconfinamento del disegno» afferma Nemo’s raccontando la propria esperienza di residenza.
Un’attitudine condivisa anche da Mīlěs, secondo cui «c’è stato un reciproco rispetto fin da subito senza bisogno di chiedersi niente. Comunicavamo con il corpo, si sono creati degli incastri in modo spontaneo, semplicemente improvvisando». E in effetti molti degli scenari apparsi sulle pareti sono emersi come dei rebus, come due codici distinti che, nell’aggregarsi, giungono alla perdita del confine che separa i luoghi di autonomia espressiva da quelli di contaminazione. Mīlěs e Nemo’s come due animali che si annusano e si percepiscono ad occhi chiusi. Il rigore anatomico dei corpi di Nemo’s si lascia travolgere dall’istinto animale delle creature di Mīlěs; le creazioni di Mīlěs si ritrovano a loro volta nella carnosità di Nemo’s e aderiscono al suo utilizzo della parola scritta; le capacità scultoree di Mīlěs stimolano la manualità di Nemo’s inducendolo a creare Tormoffol utilizzando carta e altri materiali di recupero trovati in galleria; infine, la tensione nichilista di entrambi si alimenta e amplifica disgregando con irriverenza credenze, convinzioni e tabù.
Disinibizione e conseguenze: «non essere troppo inquietante»
Il ritratto di Mīlěs e Nemo’s è quello di una sub-civiltà che si esibisce nelle proprie oscenità.
L’istinto animale, il grottesco, il brutto e il brutale, il ridicolo, il disgusto, lo schifo, l’umano caricaturale. Mīlěs e Nemo’s non si risparmiano niente e forse l’unica attitudine che entrambi scelgono di censurare è quella della vergogna; nelle loro ricerche, è il senso del pudore a nullificarsi per rivelare l’essere umano nella sua meravigliosa mostruosità. Proprio per questo tra gli estimatori delle loro produzioni ci sono anche i bambini, nei quali la visione delle opere suscita divertimento e ilarità. La disinibizione dell’infanzia è il punto di arrivo dei loro immaginari, tesi alla naturalizzazione della scabrosità: cosa significa portare questa provocazione nello spazio pubblico? Quali implicazioni sono connaturate alla loro disinvoltura nel ritrarre i tabù della società contemporanea?

Nemo’s ci racconta di un episodio accaduto a Bergamo qualche anno fa mentre lavorava su un nuovo intervento destinato a un centro per la terza età. Con l’intenzione di raccontare il passaggio di esperienza tra generazioni, l’artista ha ritratto un insieme di corpi che appoggiano la propria testa sulla persona che hanno davanti. Nonostante il tentativo di coinvolgere il pubblico destinatario dell’intervento, Nemo’s ha incontrato un generale disinteresse nella fase di progettazione dell’opera e la manifestazione brutale di critiche – espresse anche attraverso insulti – a conclusione del lavoro, il cui epilogo ha visto la rimozione dell’intervento da parte di soggetti terzi. Questo caso però non sembra essere stato né la prima né l’ultima occasione di conflittualità tra il suo immaginario e il contesto ricettivo; Nemo’s accoglie con serenità la possibilità che la propria visione non sia gradita a una porzione di pubblico ma critica la scelta curatoriale di invitare un artista con un immaginario fortemente identificato chiedendo successivamente di «non essere troppo inquietante» o di limitarsi nell’espressione del proprio linguaggio.

Mīlěs conferma ti essersi trovato nella stessa condizione, sostenendo che «a volte le commissioni pretendono da noi ciò che non siamo. Se mi inviti a lavorare chiedendomi uno stile che non mi appartiene allora che senso a chiamare me? Credo che sia sbagliato porre dei vincoli e delle condizioni di questo tipo, basta chiamare un artista che porti in strada una visione più piacevole se è questo ciò che il committente desidera».
L’osservazione quasi scientifica della banalità
Per due ricerche devote al grottesco, trovare spazio in strada non sempre è cosa semplice, eppure la narrazione di Mīlěs e Nemo’s sull’essere umano attinge fortemente alla quotidianità dell’individuo. La percezione di estraneità dinnanzi a situazioni triviali nasce dal rifiuto nell’accettare che passioni e vizi non siano condizioni aliene all’individuo ma connaturate all’esistenza stessa. Per accreditare questa consapevolezza, i due artisti riportano un altro episodio che hanno condiviso nei giorni di residenza. Entrambi seduti al tavolo di una trattoria, vengono richiamati dalla conversazione di tre personaggi che esprimevano commenti perversi nei confronti di alcuni amici. «Ci siamo lanciati uno sguardo di intesa e abbiamo iniziato a origliare perché entrambi siamo visceralmente attratti dal comportamento di persone sconosciute. La banalità di una situazione come quella di un pranzo di lavoro cozzava incredibilmente con le parole mostruose di questi tre soggetti. Si percepiva un forte malessere e un senso di frustrazione dal quale nascevano poi quei commenti brutali. Noi eravamo incuriositi e in parte affascinati perché nella nostra ricerca raccontiamo proprio questo e a entrambi piace molto farsi ispirare dall’osservazione della quotidianità» approfondisce Mīlěs, mentre Nemo’s trova la chiusura perfetta dell’argomento con una una citazione di Charles Bukowski: «la gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto».
Questa postura disinvolta, rende Mīlěs e Nemo’s due degli esponenti più radicali della scena urbana contemporanea. Entrambi integralisti nel proporre il proprio immaginario senza compromessi; entrambi decisi nel raccontare la natura umana nella sua grottesca e animalesca oscenità; entrambi presenti a se stessi e a ciò che, per osmosi, ricevono dal mondo esterno. Da una notizia appresa leggendo un articolo, al rutto di un passante che incrociano per strada fino alle più curiose scoperte di fisica e scienza, come l’equazione che identifica il movimento degli uccelli in stormi. L’osservazione quasi scientifica della banalità e lo sguardo inconsueto sul mondo lega indissolubilmente le ricerche di Mīlěs e Nemo’s, sempre tese a trasformare la realtà in un’affascinante sodalizio tra meraviglia e schifo.